Ristrutturazione del Comparto Industriale WAMGROUP Spa

La palazzina uffici "sostenuta" d a10 contrafforti
Progetto della forma del contrafforte
Modello strutturale
I contrafforti relaizzati con reticolari e setti in CA bianco
Dettagli
Gli interventi di consolidamento delle fondazioni
I setti di rinforzo in CA
L
Edifici produttivi in ristrutturazione
Testo tratto dall'articolo del Settimanale VOCE del 21/02/2013

"Un’opera complessa, gigantesca, condotta con estrema determinazione ha permesso a Wamgroup, leader mondiale nella produzione di macchine per la manipolazione di prodotti in polvere e granuli, di riprendere a pieno ritmo la produzione, appena sei mesi dopo i colpi inferti dai terremoti del 20 e del 29 maggio ai suoi stabilimenti in località Ponte Motta, a Cavezzo. «E’ stata la prima volta, in Italia, che un terremoto di tanta intensità colpiva un territorio a così alta concentrazione produttiva – ricorda Franco Rebecchi, dello studio RS2 Architetti di Carpi, che ha elaborato il progetto di recupero e diretto i lavori, collaborando con gli ingegneri strutturisti Structurama Europe di Milano, specialisti della prefabbricazione e incaricati dei calcoli.(...)
Ma la determinazione dei vertici del Gruppo e del suo presidente, Vainer Marchesini, è andata oltre: «Non hanno voluto limitarsi al livello di adeguamento antisismico consentito dai provvedimenti seguiti al sisma – sottolinea Rebecchi –, vale a dire l’osservanza del 60 per cento delle norme contenute nella legge del 2008 per le zone a rischio sismico tre, qual è la nostra. Ci hanno chiesto di raggiungere il 100 per cento di una classe di rischiosità sismica più elevata, la due. E non gradualmente, ma da subito. La loro impostazione – conclude Rebecchi – è stata subito chiara: vogliamo la sicurezza assoluta per non dover mai temere danni alle persone e fermi di produzione».
Sono otto i capannoni che costituiscono l’intero comparto Wam di Ponte Motta, per una superficie complessiva di 60 mila metri quadrati. Quattro di essi verranno completamente demoliti e ricostruiti ex novo. Il lavoro di RS2 Architetti e Structurama Europe ha interessato invece i due che avevano subito gravi danni strutturali – lo stabilimento Tecno Cm di produzione dei filtri e la Map che fa mescolatori monoalbero – oltre alla palazzina degli uffici.
L’obiettivo di un “tutto e subito” in fatto di adeguamento antisismico ha messo a dura prova Rebecchi e il suo studio di progettazione che pure provenivano da diversi interventi eseguiti dopo il terremoto su edifici industriali a Carpi, Rolo, Moglia, Reggiolo e Cavezzo: «Il nostro lavoro è consistito in un’opera radicale e approfondita di consolidamento e insieme di alleggerimento delle strutture – riprende Rebecchi –, per meglio contenere e distribuire le forze di eventuali scosse, sia in orizzontale che in verticale. In altri termini, abbiamo rifatto le ossa agli edifici da consolidare. Si è partiti dal rafforzamento delle fondazioni sotto le quali sono stati conficcati migliaia di micropali fino a quindici metri di profondità, proseguendo con l’armatura in ferro o in fibra di carbonio di tutti gli elementi portanti e poi con l’applicazione di croci metalliche sulle pareti, idonee ad assorbire ogni tensione. Sui tetti abbiamo sostituito i pesanti pannelli di chiusura con altri con intercapedine che hanno di molto alleggerito i capannoni. Certo, abbiamo utilizzato anche cemento armato: non esistono materiali buoni o cattivi in sé, ma solo una buona o cattiva progettazione».
La soluzione visivamente più spettacolare è stata adottata per la palazzina direzionale, sulle cui pareti esterne in prefabbricato sono stati inseriti dieci contrafforti a struttura reticolare, incernierati all’immobile e appoggiati a terra con un basamento in cemento bianco, anche’esso poggiante su micropali: «Con questi tralicci che premono in orizzontale abbiamo trovato il modo – conclude il tecnico – di scaricare sulle fondamenta eventuali tensioni. Il consolidamento della palazzina è stato così ottenuto senza dover demolire uffici e setti esterni». (...)
Testo tratto dall'articolo del Settimanale VOCE del 21/02/2013

"Un’opera complessa, gigantesca, condotta con estrema determinazione ha permesso a Wamgroup, leader mondiale nella produzione di macchine per la manipolazione di prodotti in polvere e granuli, di riprendere a pieno ritmo la produzione, appena sei mesi dopo i colpi inferti dai terremoti del 20 e del 29 maggio ai suoi stabilimenti in località Ponte Motta, a Cavezzo. «E’ stata la prima volta, in Italia, che un terremoto di tanta intensità colpiva un territorio a così alta concentrazione produttiva – ricorda Franco Rebecchi, dello studio RS2 Architetti di Carpi, che ha elaborato il progetto di recupero e diretto i lavori, collaborando con gli ingegneri strutturisti Structurama Europe di Milano, specialisti della prefabbricazione e incaricati dei calcoli.(...)
Ma la determinazione dei vertici del Gruppo e del suo presidente, Vainer Marchesini, è andata oltre: «Non hanno voluto limitarsi al livello di adeguamento antisismico consentito dai provvedimenti seguiti al sisma – sottolinea Rebecchi –, vale a dire l’osservanza del 60 per cento delle norme contenute nella legge del 2008 per le zone a rischio sismico tre, qual è la nostra. Ci hanno chiesto di raggiungere il 100 per cento di una classe di rischiosità sismica più elevata, la due. E non gradualmente, ma da subito. La loro impostazione – conclude Rebecchi – è stata subito chiara: vogliamo la sicurezza assoluta per non dover mai temere danni alle persone e fermi di produzione».
Sono otto i capannoni che costituiscono l’intero comparto Wam di Ponte Motta, per una superficie complessiva di 60 mila metri quadrati. Quattro di essi verranno completamente demoliti e ricostruiti ex novo. Il lavoro di RS2 Architetti e Structurama Europe ha interessato invece i due che avevano subito gravi danni strutturali – lo stabilimento Tecno Cm di produzione dei filtri e la Map che fa mescolatori monoalbero – oltre alla palazzina degli uffici.
L’obiettivo di un “tutto e subito” in fatto di adeguamento antisismico ha messo a dura prova Rebecchi e il suo studio di progettazione che pure provenivano da diversi interventi eseguiti dopo il terremoto su edifici industriali a Carpi, Rolo, Moglia, Reggiolo e Cavezzo: «Il nostro lavoro è consistito in un’opera radicale e approfondita di consolidamento e insieme di alleggerimento delle strutture – riprende Rebecchi –, per meglio contenere e distribuire le forze di eventuali scosse, sia in orizzontale che in verticale. In altri termini, abbiamo rifatto le ossa agli edifici da consolidare. Si è partiti dal rafforzamento delle fondazioni sotto le quali sono stati conficcati migliaia di micropali fino a quindici metri di profondità, proseguendo con l’armatura in ferro o in fibra di carbonio di tutti gli elementi portanti e poi con l’applicazione di croci metalliche sulle pareti, idonee ad assorbire ogni tensione. Sui tetti abbiamo sostituito i pesanti pannelli di chiusura con altri con intercapedine che hanno di molto alleggerito i capannoni. Certo, abbiamo utilizzato anche cemento armato: non esistono materiali buoni o cattivi in sé, ma solo una buona o cattiva progettazione».
La soluzione visivamente più spettacolare è stata adottata per la palazzina direzionale, sulle cui pareti esterne in prefabbricato sono stati inseriti dieci contrafforti a struttura reticolare, incernierati all’immobile e appoggiati a terra con un basamento in cemento bianco, anche’esso poggiante su micropali: «Con questi tralicci che premono in orizzontale abbiamo trovato il modo – conclude il tecnico – di scaricare sulle fondamenta eventuali tensioni. Il consolidamento della palazzina è stato così ottenuto senza dover demolire uffici e setti esterni». (...)

Ristrutturazione del Comparto Industriale WAMGROUP Spa
Testo tratto dall'articolo del Settimanale VOCE del 21/02/2013

"Un’opera complessa, gigantesca, condotta con estrema determinazione ha permesso a Wamgroup, leader mondiale nella produzione di macchine per la manipolazione di prodotti in polvere e granuli, di riprendere a pieno ritmo la produzione, appena sei mesi dopo i colpi inferti dai terremoti del 20 e del 29 maggio ai suoi stabilimenti in località Ponte Motta, a Cavezzo. «E’ stata la prima volta, in Italia, che un terremoto di tanta intensità colpiva un territorio a così alta concentrazione produttiva – ricorda Franco Rebecchi, dello studio RS2 Architetti di Carpi, che ha elaborato il progetto di recupero e diretto i lavori, collaborando con gli ingegneri strutturisti Structurama Europe di Milano, specialisti della prefabbricazione e incaricati dei calcoli.(...)
Ma la determinazione dei vertici del Gruppo e del suo presidente, Vainer Marchesini, è andata oltre: «Non hanno voluto limitarsi al livello di adeguamento antisismico consentito dai provvedimenti seguiti al sisma – sottolinea Rebecchi –, vale a dire l’osservanza del 60 per cento delle norme contenute nella legge del 2008 per le zone a rischio sismico tre, qual è la nostra. Ci hanno chiesto di raggiungere il 100 per cento di una classe di rischiosità sismica più elevata, la due. E non gradualmente, ma da subito. La loro impostazione – conclude Rebecchi – è stata subito chiara: vogliamo la sicurezza assoluta per non dover mai temere danni alle persone e fermi di produzione».
Sono otto i capannoni che costituiscono l’intero comparto Wam di Ponte Motta, per una superficie complessiva di 60 mila metri quadrati. Quattro di essi verranno completamente demoliti e ricostruiti ex novo. Il lavoro di RS2 Architetti e Structurama Europe ha interessato invece i due che avevano subito gravi danni strutturali – lo stabilimento Tecno Cm di produzione dei filtri e la Map che fa mescolatori monoalbero – oltre alla palazzina degli uffici.
L’obiettivo di un “tutto e subito” in fatto di adeguamento antisismico ha messo a dura prova Rebecchi e il suo studio di progettazione che pure provenivano da diversi interventi eseguiti dopo il terremoto su edifici industriali a Carpi, Rolo, Moglia, Reggiolo e Cavezzo: «Il nostro lavoro è consistito in un’opera radicale e approfondita di consolidamento e insieme di alleggerimento delle strutture – riprende Rebecchi –, per meglio contenere e distribuire le forze di eventuali scosse, sia in orizzontale che in verticale. In altri termini, abbiamo rifatto le ossa agli edifici da consolidare. Si è partiti dal rafforzamento delle fondazioni sotto le quali sono stati conficcati migliaia di micropali fino a quindici metri di profondità, proseguendo con l’armatura in ferro o in fibra di carbonio di tutti gli elementi portanti e poi con l’applicazione di croci metalliche sulle pareti, idonee ad assorbire ogni tensione. Sui tetti abbiamo sostituito i pesanti pannelli di chiusura con altri con intercapedine che hanno di molto alleggerito i capannoni. Certo, abbiamo utilizzato anche cemento armato: non esistono materiali buoni o cattivi in sé, ma solo una buona o cattiva progettazione».
La soluzione visivamente più spettacolare è stata adottata per la palazzina direzionale, sulle cui pareti esterne in prefabbricato sono stati inseriti dieci contrafforti a struttura reticolare, incernierati all’immobile e appoggiati a terra con un basamento in cemento bianco, anche’esso poggiante su micropali: «Con questi tralicci che premono in orizzontale abbiamo trovato il modo – conclude il tecnico – di scaricare sulle fondamenta eventuali tensioni. Il consolidamento della palazzina è stato così ottenuto senza dover demolire uffici e setti esterni». (...)